Ottocento Napoletano

Certosa e Museo di San Martino

Ottocento Napoletano

Della prestigiosa e consistente raccolta dei dipinti del XIX secolo (circa 950 dipinti), nella Sezione Ottocento – allestita negli ambienti dell’antica foresteria della Certosa- sono esposte alcune delle opere che hanno contribuito a rendere la collezione tra le più rappresentative del secolo XIX.
La grande raccolta che fonda il nucleo delle origini del museo, secondo gli orientamenti documentari indicati da Fiorelli e Spinazzola, a cui contribuirono le acquisizioni “moderne” per il Real Museo Borbonico trasferite in certosa dalla fondazione del museo nel 1866 (Salvatore Fergola, La mostra industriale nella Sala Tarsia o Odoardo Fischetti, La presa di Capri), si accrebbe di numerosi acquisti tra cui l’intera collezione Vonwiller con dipinti di Netti, Cammarano e Gigante, ma anche la serie dei dipinti commissionati a Vincenzo Migliaro per documentare i luoghi trasformati dal Risanamento.

Ancor più consistenti furono le donazioni, segno del grande interesse dimostrato dalla borghesia intellettuale della città, in quei decenni di passaggio tra i due secoli, alla costituzione di un museo che raccogliesse le testimonianze più significative della cultura figurativa anche contemporanea. Tra queste va certamente segnalata quella dei fratelli Paolo e Beniamino Rotondo, che costituirono una collezione formata grazie agli stretti legami con alcuni artisti che frequentavano il circolo culturale promosso dalla famiglia.

Al nucleo di opere raccolte per costituire la collezione di testimonianze dei maggiori avvenimenti storici, si aggiunse un importante tassello che documenta le tendenze della diversificata cultura figurativa della città: Morelli, Dalbono, Michetti e De Nittis, ma anche Mancini e Gemito. Le successive acquisizioni del secondo e terzo decennio del XX secolo (Bianchi del 1914, Eredi Mattej e Ferrara Dentice del 1929, Gamberini del 1932) completano la collezione che può vantare una esaustiva panoramica dell’attività che diede a Napoli un posto di rilievo nel panorama della produzione artistica del secolo: dalla pittura accademica di inizio Ottocento con retaggi settecenteschi, agli albori del paesaggismo sviluppato in direzione della Scuola di Posillipo sino all’eclettismo di inizio Novecento.

L’attuale ordinamento recupera il progetto avviato dal soprintendente Bruno Molajoli intorno alla metà del secolo scorso, e propone la divisione tra raccolta di dipinti di soggetto storico, esposta nel percorso di Immagini e Memorie, e opere della Sezione artistica, allestita negli ambienti dell’antica foresteria del convento certosino. In questi luoghi, dopo un’introduzione che rende omaggio ai fratelli Rotondo con ritratti dipinti da Morelli e Michetti, si prosegue verso gli ambienti occupati dalla pittura dal vero con gli esordi della Scuola di Posillipo e dei suoi sviluppi, rappresentati da opere, tra gli altri, di Pitloo, Gigante, Vervloet, Carelli e Duclere.

Altre sale illustrano la pittura napoletana legata all’Accademia di Belle Arti e alla forte influenza esercitata da Domenico Morelli, a cui è dedicata una intera sala; seguono alcuni ambienti dedicati alla ricerca della Scuola di Resina (De Gregorio e Rossano). La pittura di fine Ottocento è rappresentata dai maggiori artisti che ereditano la tradizione del XX secolo -Antonio Mancini, Michetti, Dalbono – e, rinnovandola, aprono al nuovo. Lungo il corridoio alcune vetrine espongono opere plastiche della scuola napoletana di scultura rappresentata dal maestro Vincenzo Gemito di cui sono presenti diverse opere in terracotta.

 

continua:  Chiostro dei Procuratori



condividi, invia, copia link, stampa

Ultimo aggiornamento

3 Giugno 2021, 15:40